Meditazione

Cos'è la meditazione 


La meditazione è un’osservazione consapevole della mente volta a bloccare la dispersione della nostra energia. La pratica costante accresce concentrazione e attenzione, migliora la memoria, aumenta il potenziale creativo e favorisce un’espansione di coscienza; aiuta a raggiungere il distacco dalle attività incontrollate della mente e a superare tutte quelle strutture mentali alle quali tendiamo ad attribuire molta importanza, ma che in realtà costituiscono un serio ostacolo tra noi e la serenità. La meditazione viene utilizzata da millenni in ambito spirituale e filosofico; produce effetti a lungo termine, permettendo un cambiamento permanente dell’essere.
Gli esercizi di meditazione servono a predisporre la nostra mente a raggiungere quella condizione che ci permette di comprendere le verità fondamentali della condizione umana. La pratica costante accresce concentrazione e attenzione, migliora la memoria, aumenta il potenziale creativo e favorisce uno stato di espansione di coscienza.
Numerosi studi medico-scientifici continuano a dimostrare la validità della meditazione in campo terapeutico, riconoscendo i numerosi benefici che essa produce a livello psicofisico.
È necessario distinguere tra meditazione e autoipnosi: quest'ultimo termine identifica una serie di tecniche psicologiche mediante le quali viene indotta una particolare condizione, attraverso l'uso delle facoltà mentali (immaginazione, ragionamento, sforzo mentale). Tali stati mentali ed emotivi indotti non hanno nulla a che fare con il processo meditativo, anche se troppo spesso ci si riferisce a essi con il termine "meditazione". La meditazione trascende invece tali processi e supera i limiti del raziocinio e delle attività psicoemotive (dalle quali anzi si distacca), permettendo il verificarsi di uno stato ineffabile, del tutto incomprensibile a chi non è partecipe di un'analoga esperienza. La meditazione favorisce la vera intuizione, che, peraltro può essere ottenuta solo se ci si libera di quei giri logici a cui abbiamo permesso nel tempo di disorientare la nostra mente.
"La meditazione non è la semplice esperienza di qualcosa al di là dei pensieri e dei sentimenti di ogni giorno, né la ricerca di visioni e beatitudini. La meditazione, che è cessazione del pensiero, apre la porta a una vastità che trascende ogni immaginazione o congettura; è comprensione del mondo e delle sue vie. Tutto ciò che il pensiero formula ha in sé il limite dei suoi confini. Il pensiero ha sempre un orizzonte; la mente meditativa non ne ha: l’uno deve cessare perché l’altro possa essere. La meditazione non è una continuazione o un’espansione dell’esperienza; al contrario, è la completa inazione che è totale cessazione dell’esperienza: lo svuotarsi del conosciuto. Se non c’è meditazione, sei come un cieco in un mondo di grande bellezza, luci e colori. Meditare non è ripetere parole, sperimentare visioni o coltivare il silenzio, questa è una forma di autoipnosi. La mente meditativa è vedere, osservare, ascoltare senza la parola, senza commento, senza opinione — attentamente e costantemente — il movimento della vita in ogni suo rapporto; allora sopraggiunge un silenzio che è negazione del pensiero, un silenzio che l’osservatore non può richiamare. Se ne facesse esperienza, riconoscendolo, non sarebbe quel silenzio." (Jiddu Krishnamurti)
"Nella meditazione, perché la consapevolezza sia autentica, essa deve essere lasciata libera di svilupparsi. Ogni stato mentale o emotivo creato non è la vera consapevolezza, ma solo una condizione elaborata da uno sforzo personale o dall'immaginazione. La supercoscienza è al di fuori della portata di mente ed emozioni." (Roy Eugene Davis)

Il vuoto 
 
In occidente abbiamo una percezione negativa del vuoto; infatti diciamo “hai la testa vuota” come insulto, oppure “ho un senso di vuoto” per descrivere una sensazione negativa. Abbiamo paura del vuoto, pensiamo che nel vuoto non ci sia la vita, che ci sia il nulla e il nulla fa paura. Forse è per questo che molte persone non hanno una altbuona opinione della meditazione, forse perché spesso per descrivere la meditazione diciamo “vuotare la mente”, e credono che facendo vuoto in qualche modo smettano di esistere.
In oriente invece il vuoto ha la medesima importanza del pieno, il “vuoto” della tazza ha la medesima dignità del contenitore, e forse di più. In realtà il vuoto come lo intendiamo noi occidentali non esiste, è sempre pieno di qualche cosa. Se immergiamo un palloncino nell'oceano e lo sgonfiamo, per quanto velocemente lo si possa fare, non resta il vuoto, ma l'acqua prende immediatamente il posto dello spazio occupato dal palloncino. Noi siamo immersi in un oceano di conoscenza, ma non lo sappiamo, il palloncino del nostro ego ci impedisce di entrare in contatto con questa verità assoluta. Ma se sgonfiamo il palloncino allora entreremo in contatto con questa nuova realtà. Le religioni affermano che Dio è ovunque, che è il tutto, e quindi anche il vuoto. Nella visione energetica si dice che tutto è Energia, che l'Energia genera tutta la realtà, e quindi anche il vuoto. Pertanto il vuoto non esiste, è comunque pieno di qualcosa: di Energia o di Dio, come preferite, tanto è la stessa cosa. Vuotando la mente con la meditazione, non creiamo il vuoto, ma creiamo le condizioni affinché l'Oceano di Verità prenda il posto del nostro Ego.

La meditazione come analgesico 
 
Le tecniche di meditazione sono effettivamente in grado di indurre notevoli effetti analgesici: lo attesta uno studio condotto Wake Forest Baptist Medical Center Meditation i cui risultati sono pubblicati in articolo sul Journal of Neuroscience.


"Questo è il primo studio che mostra che un breve addestramento alla meditazione può ridurre drasticamente la sensazione di dolore sia l'attivazione cerebrale correlata al dolore", ha detto Fadel Zeidan, primo autore dell'articolo.

Per lo studio, 15 volontari sani (che non avevano mai praticato attività di meditazione) hanno seguito quattro lezioni di 20 minuti ciascuna per apprendere la tecnica cosiddetta di attenzione focalizzata, una forma di meditazione in cui le persone sono invitate a concentrarsi sul proprio respiro distraendole da pensieri ed emozioni. Prima e dopo le lezioni l'attività cerebrale dei volontari è stata controllata con una particolare tecnica di visualizzazione, la risonanza magnetica ASL (arterial spin labeling magnetic resonance imaging), che permette di rilevare processi cerebrali di più lunga durata rispetto a quella standard. Durante la scansione, un'apparecchiatura posta sotto la gamba destra dei soggetti produceva per 5 minuti su una piccola area della loro pelle un calore dolorifico, raggiungendo una temperatura di 50 °C, che nella maggior parte delle persone provoca dolore. Le scansioni successive alle sedute di meditazione mostravano una riduzione del livello del dolore provato dai partecipanti variabile fra l'11 e il 93 per cento. In particolare, le scansioni hanno messo in evidenza una riduzione significativa dell'attività della corteccia somato-sensoriale, un'area fortemente coinvolta nella genesi della sensazione di dolore.

La ricerca ha anche evidenziato che la meditazione aumentava l'attività in altre aree, fra cui quella del cingolo anteriore, dell'insula anteriore e della corteccia fronto-orbitale. "Tutte queste aree plasmano il modo in cui il cervello costruisce l'esperienza del dolore a partire dai segnali nervosi provenienti dal corpo", osserva Robert C. Coghill, che ha diretto la ricerca. "Quanto più queste aree erano attivate, tanto più risultava ridotta la sensazione di dolore. Una delle ragioni per cui la meditazione può essere stata così efficace nel bloccare il dolore è che non agisce su una singola regione del cervello, ma su più livelli del processo."



da Le Scienze, versione italiana di Scientific American - Journal of Neuroscience